Intervista a Salvatore Bussu, presidente del Cr Fita Sardegna
Con il 2023, su impulso del presidente del Coni Sardegna Bruno Perra, l'area Comunicazione propone una serie di interviste ai presidenti dei comitati regionali delle federazioni sportive. Oggi la chiacchierata è con Salvatore Bussu, presidente del Cr sardo della Fita, Federazione italiana taekwondo.
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Salvatore Bussu è alla guida del taekwondo isolano dal 28 marzo 2021, quando è stato nominato alla presidenza del comitato regionale. Accanto a lui il vice presidente Giorgio Atzeni, il consigliere Andrea Corona, il consigliere dei tecnici Luca Belloi e la consigliera degli atleti Loredana Sechi.
Presidente, fra pandemia e ripresa qual è il bilancio del suo primo biennio e come sta il taekwondo in Sardegna?
Il periodo di emergenza pandemica è stato duro, ma in seguito la voglia di tornare sui tatami è stata ed è tanta. Il Coni Sardegna ci è sempre stato vicino, poi l’attività di divulgazione delle nostre stesse società ha fatto sì che fra le famiglie si sia diffusa sempre di più la passione per il taekwondo. Sono stati due anni che ci hanno messo alla prova ma ora sono contento di quello che vedo; siamo andati a zero e poi ci siamo rimboccati le maniche per ripartire. La ripresa è decisamente confortante. Oggi contiamo più di 40 società affiliate, per un totale di tesserati che si attesta intorno ai 2300 e aumenta ogni giorno. Aggiungo poi una menzione per una figura importante come quella degli ufficiali di gara: in Sardegna sono trentadue, un numero decisamente alto. Proprio l’anno scorso abbiamo fatto un corso insieme al Coni riuscendo ad accogliere altri dieci nuovi arbitri, dunque anche in questo settore registriamo un trend in ottima crescita e siamo contenti di vedere tanti giovani che si avvicinano a questo mondo.
A livello di risultati, la Sardegna è competitiva?
I nostri atleti sono molto competitivi, negli anni abbiamo visto tanti ragazzi arrivare ad ottimi livelli. Cito l’attualità più stretta: pochi giorni fa a Bari abbiamo fatto una gara nazionale riservata ai cadetti, quindi ragazzi sui tredici anni. I nostri hanno sfiorato due ori, uno sfumato solo per infortunio, centrando due argenti e due bronzi. Inoltre avevamo anche una rappresentanza di arbitri sardi, cosa non scontata.
Oggi le arti marziali uniscono le antiche tradizioni a strumenti all'avanguardia
Sul tatami c’è tanta tecnologia, non ci si improvvisa. Per l’organizzazione di una gara infatti servono mesi, non solo in considerazione della preparazione tecnica degli atleti ma anche proprio per la predisposizione di campi di gara adeguati. I ragazzi scendono sul tatami dotati di sensori e caschetti elettronici, è un sistema di verifica dei contatti che permette agli arbitri – a loro volta dotati di dispositivi e altamente formati – un controllo impeccabile dei colpi e dei relativi punteggi.
Quali sono i benefici di questa disciplina? Si può iniziare fin da piccoli a praticarla?
Il taekwondo è decisamente uno sport che mi sento di consigliare fin dalla tenera età. Spesso si pensa alle arti marziali come puro combattimento, ma c’è tanto altro. L’attività consente di migliorare le proprie prestazioni fisiche, imparare e affinare la tecnica permette di perfezionare la conoscenza del proprio corpo attraverso isometria ed esercizi posturali. Non si tratta solo di imparare difesa e attacco: già durante le prime fasi un bimbo impara movimenti che aiutano in modo significativo equilibrio e coordinazione. L’allenamento per il taekwondo prevede tutto questo e anche un training di tipo esplosivo, che va a incidere sulla forza. Anche dal punto di vista dei tecnici è un lavoro complesso e importante, è necessaria una profonda conoscenza dell’anatomia e di tutto quel che riguarda la risposta delle fasce muscolari. Soprattutto sui ragazzi giovani è importante fare un lavoro consapevole e preciso, oltre alla pratica serve anche conoscere tanta teoria.
Per chiudere, quali sono i prossimi obiettivi e quale la maggiore criticità?
Da oggi a giugno abbiamo in programma una ventina di eventi ed attività, il calendario che ci siamo dati è fitto e ne siamo felici. Lo scorso giugno abbiamo organizzato un tour sardo per i coreani, riuscendo a portarli ad Alghero e Orosei; abbiamo potuto farlo grazie alla bella stagione, organizzando manifestazioni all’aperto. Mi piacerebbe portare in Sardegna manifestazioni nazionali e internazionali che avrebbero ricadute positive anche sul turismo e sulla valorizzazione del territorio, ma sorge il problema dell’impiantistica. Fra addetti ai lavori e pubblico servirebbero impianti capaci di ospitare tanta gente, e purtroppo nella nostra Isola siamo carenti da questo punto di vista. Occorrono spazi ampi e al chiuso: un torneo per i bambini può prevedere anche 700 piccoli atleti, se ci aggiungiamo i tecnici, gli addetti e le famiglie sugli spalti superiamo facilmente le duemila presenze.